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IL CONVEGNO CATECHISTICO DI LANCIANO: RICONOSCERE E INTERPRETARE

Catechista testimone e comunicatore della bellezza del Vangelo” è il titolo del convegno promosso dalla consulta catechistica regionale che si è svolto sabato 13 aprile u.s. nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Lanciano, a cui hanno partecipato 300 catechisti delle undici diocesi dell’Abruzzo e Molise, tra cui anche i catechisti della diocesi di Sulmona-Valva.

Due i verbi che hanno guidato le riflessioni: riconoscere e interpretare, grazie ai quali si è guardato alla realtà dei catechisti, alla loro chiamata, alle esigenze di comunicare la fede attraverso relazioni autentiche.

Riscoprire la missione del catechista come una vocazione del testimone ha un’origine battesimale, nella quale la figura del catechista è caratterizzata dalla testimonianza del suo vissuto. Il catechista testimone è un innamorato di Gesù e lo fa diventare un amico della persona che incontra.

Da qui l’idea di utilizzare i 5 sensi, che da sempre fanno parte dell’esperienza cristiana, perché già San Tommaso diceva che “nulla può essere nell’intelletto se prima non è stato nei sensi”.

Quindi anche la nostra fede in Dio deve passare attraverso l’esperienza della realtà e la vicinanza alle persone mediante i sensi.

I catechisti, a seconda dell’età delle persone che incontrano nella catechesi, devono chiedersi quali sono le domande opportune; infatti ‘la postura’ del catechista è il movimento verso l’altro che porta proprio a fare domande per la riflessione.  Tali domande non hanno a che fare esclusivamente con gli aspetti pratici della vita quotidiana, ma con quelli che afferiscono a una prospettiva più ampia, all’esistenza in generale. Occorre allora far emergere l’essenza delle domande delle persone e fornire i contenuti per rispondere agli interrogativi, così da fornire aiuto e supporto a tutti.

Infatti, i contenuti di fede sono come delle cornici di riferimento entro cui le persone cercano e trovano le risposte alle loro domande. Darsi un metodo ed essere ricerca per osservare, stare in relazione e raccogliere dei dati è fondamentale.

Cosa vedo nei ragazzi? Se non ho la ‘postura’ della ricerca quando sto con i ragazzi, rischio di fare una semplice lezione senza raccogliere nulla; ma se la postura è la ricerca, allora sarò spronato a raccogliere, a documentare e a darmi un criterio per osservare.

Concludendo essere catechisti significa: essere profeti e testimoni di una fede gioiosa, disponibile; esprimere con la vita la parola di Dio; mettersi al servizio della crescita dei fanciulli e dei ragazzi insegnando loro a cogliere nella vita i “segni” attraverso i quali Dio si manifesta e chiama; aiutare i fanciulli e i ragazzi ad accogliere la parola di Dio e a rispondere con la preghiera, con atteggiamento di stupore e ammirazione.

Sì, essere catechisti significa essere costruttori di comunione, vivendo il presente come un dono, con Dio, al di là di quello che si raggiungerà.

Suor Anastasia

Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano

 

Le condivisioni di alcune catechiste:

La catechesi del Convegno si è vestita di un nuovo abito, di una nuova luce, come l’amore di Cristo…(Raffaella)

Porto a casa l’idea del catechista che si esercita a non sapere, che va in continua ricerca…(Cristina)

È necessario una catechesi con un’armonia di voci, di suoni generatori, di comunione, in cerca di una sinfonia…(Giusi)

Il catechista deve avere idee chiare, sempre alla ricerca di qualcosa, di reiventare l’annuncio con creatività…(Anita)

È la condivisione che permette di arricchire il nostro ministero di servizio. Tutto ciò é nutrimento che dobbiamo assorbire per essere fertili… (Annarita)

È necessario porre rimedio alla cosiddetta “atrofia dei sensi” e stimolare nei giovani seguaci della fede cristiana la curiosità… (Gilia)